La causa della malocclusione dentale dei bambini a volte non è di origine genetica, bensì è legata a tipiche abitudini, dette ”viziate”, protratte a lungo. Per esempio, l’utilizzo prolungato del ciuccio e del biberon. Quindi, quando togliere il ciuccio al tuo bambino?
Quando togliere il ciuccio?
L’autorevole rivista “Archives of Disease in Childhood” ha pubblicato un interessante studio condotto da un team di ricercatori italiani. Lo studio ritiene che l’uso del biberon e del ciuccio, oltre i primi mesi di vita, sia il principale fattore di rischio per lo sviluppo di denti storti nei bambini.
I medici milanesi hanno raccolto i dati su un gruppo di 130 bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni.
Nell’89% dei bambini che usavano ancora il ciuccio, i medici hanno osservato una dentatura da latte irregolare. Anche se i denti da latte sono rimpiazzati dalla dentatura definitiva intorno ai 6 anni, la loro spaziatura e disposizione prima della caduta può incidere notevolmente sui denti permanenti.
Quindi, a che età togliere il ciuccio? Secondo il Ministero della Salute, è raccomandato ridurre l’utilizzo di ciuccio e biberon a partire dai due anni del piccolo, sospendendo l’abitudine entro i 3 anni d’età.
Il ciuccio va utilizzato come oggetto terapeutico?
Spesso mamme e papà sono soliti dare il ciuccio al proprio bimbo per placarne gli interminabili pianti. Tuttavia, utilizzare il ciuccio ogni qual volta il bimbo irrompa in pianto può costituire un pericolo per la dentatura del piccolo. Se il ciuccio viene concesso come oggetto terapeutico e calmante per lunghi lassi di tempo, non fa altro che creare una potenziale minaccia per la conformazione della bocca, le cui conseguenze più evidenti porteranno:
- i denti superiori ad essere più sporgenti rispetto a quelli inferiori;
- i denti inferiori a sporgere di più rispetto a quelli superiori.
Questo mette a rischio non solo la funzionalità masticatoria, ma anche quella fonetica del bambino, perciò è bene non sottovalutarla.
Non per questo il ciuccio va completamente vietato. È giusto sottolineare che tali problemi insorgono quando al piccolo è permesso abusare del ciuccio più del tempo dovuto. Se usato moderatamente e per brevi lassi di tempo, avrà il medesimo effetto calmante sul bambino e non costituirà un pericolo per la sua dentatura, presente e futura.
Quali sono gli effetti dell’allattamento al seno prolungato?
Uno studio dell’Università della California, ha sollevato qualche dubbio anche sull’allattamento al seno prolungato. A detta degli autori, infatti, continuare ad allattare oltre i due anni può comportare rischi per la salute dei denti da latte.
Tale studio, che ha interessato 458 bambini, ha evidenziato che:
- circa il 40% dei bambini fra i 6 e i 24 mesi allattati dalla mamma presentavano una o più carie;
- fra i bimbi che hanno continuato a essere allattati dopo i due anni, la percentuale saliva al 48%.
Il problema sembra collegato alla suzione e non al latte materno in sé. La suzione, infatti, riduce il contatto della saliva con i denti e quindi la capacità di contrastare i batteri.
Quali sono le conseguenze del ciuccio e delle altre abitudini prolungate?
Sempre più bambini, dai primi mesi di età fino a circa 4 anni, sono colpiti da un disturbo che viene chiamato sindrome da biberon o BBTD (Baby Bottle Tooth Decay). Il disturbo colpisce, in particolare, la dentatura da latte dei bambini al di sotto dei 4 anni, favorendo la propagazione di lesioni cariose che interessano soprattutto l’arcata superiore, e in particolare gli incisivi superiori.
Se in concomitanza al prolungamento delle cattive abitudini, viene trascurata anche l’igiene orale, la probabilità di sviluppare disturbi al cavo orale aumenta. Infatti, la continua propagazione di liquidi zuccherati rende i denti particolarmente esposti agli attacchi degli acidi, che conducono alla demineralizzazione dello smalto.
Essendo un processo tipico delle ore notturne, nelle quali il flusso salivare si presenta notevolmente ridotto, la saliva non può svolgere il proprio compito di prevenzione e la carie riesce a prevalere.
È dunque consigliabile il consulto di uno specialista, per delineare il percorso più adatto e congruo alle esigenze tue e del tuo bambino.