Il concetto di bellezza è universale e la sua rappresentazione contraddistingue le evoluzioni storiche e culturali dei popoli.
Certi sorrisi particolarmente luminosi poi, si ricordano e si apprezzano perché si legano a un concetto di bellezza che abbraccia tutto il volto. Pensiamo alla pluripremiata attrice Julia Roberts, conosciuta in tutto il mondo oltre che per il suo talento, anche per il suo smagliante sorriso.
D’altro canto, il volto si può considerare come una vetrina per il nostro io, dove l’espressione viene mediata da un ventaglio di emozioni apprese, circoscritte, mitigate e mai assolute, nonostante le cosiddette “emozioni di base” che caratterizzano universalmente le emozioni attraverso le nostre espressioni facciali, sviluppate nel corso dell’evoluzione dell’essere umano.
Il sorriso e la mimica facciale
Ciò che è importante sottolineare, però, è che queste espressioni sono indispensabili nella comunicazione con il prossimo, svolgendo un ruolo fondamentale nelle relazioni interpersonali. Quindi risulta indubbio che la capacità di mostrare la propria mimica facciale liberamente e in maniera del tutto indipendente da vincoli risulta assolutamente indispensabile.
Non a caso le persone che soffrono di patologie neurologiche che in qualche modo le privano della completa capacità di sorridere (si pensi a paralisi facciali o malformazioni) tendono a sviluppare estreme difficoltà nella gestione dei rapporti interpersonali, dovute in parte proprio all’impossibilità di esprimere parte dei propri sentimenti con le microespressioni facciali.
Sorridere è quindi importante, ma poterlo fare senza ostacoli lo è ancora di più. E se gli ostacoli sono rappresentati da un cattivo rapporto con il proprio sorriso, che sia per la mancanza di un dente o per una malposizione dentaria, ecco che interviene in aiuto la scienza e la medicina.
Del resto, la pressione mediatica che riceviamo ogni giorno non mente, il mondo ci vuole belli, splendidi con un sorriso a 32 denti, possibilmente bianchissimi e regolari… e la naturale richiesta dei pazienti viene di conseguenza rivolta ai medici e agli specialisti.
Il ruolo del dentista nella progettazione del sorriso
Così i dentisti si trovano spesso alle prese con le richieste di ricreare su volti assolutamente normali la straordinarietà di un sorriso da star, ma la realtà è che la riabilitazione sia protesica che gnatologica non può prescindere da un concetto di bellezza più soggettivo che oggettivo. La soddisfazione delle esigenze del paziente deve viaggiare in parallelo con le necessità di un ripristino non solo estetico ma anche e soprattutto, funzionale.
Spesso la richiesta di lavori effettuati con tempistiche express, per rispondere ai bisogni e/o richieste dei pazienti, senza tenere in debito conto la complessità che un determinato tipo di lavoro comporta, rendono necessario un approccio multidisciplinare al problema. Ecco che così diventa importante, sì, individuare le aspettative del cliente ma contemporaneamente creare un equilibrio tra la domanda e l’offerta, fornendo un prototipo di bellezza non in senso assoluto ma in senso lato.
Sorriso finto o sorriso naturale?
Il dictat sembra quindi essere “sorriso bello e naturale”, in un percorso che individua le personalizzazioni del volto, senza snaturarle e standardizzarle. Anche perché il concetto di bello è spesso un concetto oggettivo e mediato dalla cultura, dalla moda, e a volte anche dalla zona geografica in cui lo si valuta.
Negli Stati Uniti, il sorriso più bello è quello bianco splendente, un colore poco naturale che sa di artefatto. Quando appartiene ad un affascinante diva del cinema non ci poniamo troppo il problema, ma se ci soffermiamo a guardare le persone che ci circondano, quanti possono effettivamente sfoggiare cotanto candore e perfezione?
Ecco perché è necessario che la riabilitazione sia armoniosa, così da ridare verosimiglianza e appropriatezza anche nella modulazione delle espressioni del viso che risentono in primis dell’importanza della comunicazione.
Ogni protesi dovrà essere completa e fusa nel trinomio estetico – funzionale – psicologico perchè un sorriso che sembrerà posticcio non farà sentire a proprio agio nessuno, né chi ci sta vicino, né tantomeno noi stessi.
L’approccio multidisciplinare
L’approccio alla riabilitazione è molto cambiato negli ultimi anni, se in passato si pensava all’estetica solo per ciò che riguarda le otturazioni o per la ricostruzione protesica dei denti frontali, attualmente l’odontoiatra dedica una particolare attenzione all’ottenimento di un’estetica ideale in tutti i settori.
Per raggiungere tali obiettivi è necessario un approccio multidisciplinare in cui sono coinvolte diverse branche specialistiche: igiene dentale, chirurgia orale, conservativa, endodonzia, parodontologia, implantologia, ortodonzia, protesi, chirurgia maxillo-facciale, chirurgia plastica, etc.
Diventa quindi difficile riscontrare in un’unica figura professionale tutte queste diverse competenze ed attitudini, ecco che il team riabilitativo del “sorriso” può comprendere non solo odontoiatri e medici chirurghi con specifiche competenze settoriali, ma anche altre indispensabili figure professionali quali l’assistente dentale, l’igienista dentale e l’odontotecnico, affiancati talvolta da diversi specialisti in campo sanitario (anestesisti, dermatologi, psicologi, fisioterapisti, logopedisti) e non (visagisti, estetisti, ecc.).
Questo approccio clinico interdisciplinare consente di integrare armonicamente dal punto di vista biologico-funzionale ed estetico la riabilitazione del sorriso nel volto del paziente, più di quanto consentirebbero capacità, esperienza, intuito od estro del singolo operatore.